Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/45

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me che sarei tanto orgoglioso di poter conservare quelle memorie di mio padre.

Così dicendo egli volgeva gli occhi in giro sperando che sua moglie e i suoi figli dimostrassero almeno con uno sguardo che lo intendevano e che egli non era solo a sentire il peso di quel sacrificio. Invece l’Elisa si era distratta con la piccola Erminia che non voleva la minestra — una minestra veramente cattiva, mal condita con poco lardo — una minestra da poveri; Eugenia, incantata come il solito, pensava a tutt’altro; Angelica brontolava con Giorgetto tanto per sfogare in qualche modo la rabbia che la rodeva; e Riccardo, il figlio diletto, guardava tristamente nel proprio piatto, un povero piatto di vecchia maiolica screpolata, che al pari di tutto il servizio da tavola della famiglia gridava vendetta contro le manie artistiche del capo di casa e le vanità lussuose della sua signora. In quella ricerca melanconica di una partecipazione ai suoi sentimenti, Leonardo non incontrò che gli occhi dolci e pietosi di Maria. Ed ella, sembrandole che ciò fosse troppo poca cosa per compensare l’indifferenza degli altri, non seppe trattenersi dal dire: — Tutti i distacchi sono dolorosi, dalle cose come dalle persone, ma la vita è un continuo distacco, un sempre nuovo abbandono.

— È vero — mormorò Leonardo, guardandola con riconoscenza. — E quando il sagrificio è necessario bisogna sottomettersi.