Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/71

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lacrime inumidirono i suoi occhi stanchi, un singhiozzo gli serrò la gola. Ebbe un momento di rivolta: «Non voglio vendere, no, no, non voglio!».

Si ricordò subito che aveva promesso di esser forte, che la sua famiglia aspettava da lui quel sacrificio: che egli doveva compierlo.

Non era un fanciullo: sapeva rinunziare alle sue tenerezze per quanto gli costasse; non meritava che suo cognato lo guardasse con quell’aria di pietà quasi sprezzante.

Lasciò ricadere la garza che copriva il quadro; si asciugò gli occhi, riprese la lucerna e passò da quella sala in un’altra dove erano riuniti gli antichi istrumenti musicali, le ceramiche e gli altri oggetti di poca mole e di poco valore allineati negli scaffali. Si avvicinò a una spinetta che egli aveva reso servibile.

Posò la lucerna; si assise davanti alla spinetta, e vi lasciò scorrere le dita.

Giù nella sala da pranzo, Maria levò la testa dai suoi quaderni e guardò Riccardo.

— Tuo padre è alla spinetta.

— Povero babbo, sarebbe capace di passare tutta la notte tra quelle sue reliquie. Non sente neppure il freddo che fa lassù.

Scambiarono qualche altra parola; poi la fanciulla si rimise al lavoro e Riccardo riprese la sua lettura.

La voce vuota e oscillante del vecchio istru-