Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/88

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mente. — Sei ammalata? Dimmi la verità... Non ne puoi più?

— E’ vero. Non ne posso più. Ma ho torto io, perchè manco di fermezza come di tutto il resto... Essere mediocre in tutto, non avere nulla, non saper far nulla, e sentire la propria nullità: è questo il mio male. Molte altre sono come me, ma s’illudono; io non mi posso più illudere; mi conosco. Ma non t’inquietare per me. Mi rassegnerò; la mia stessa mediocrità mi condurrà alla rassegnazione. Ancora qualche anno e tutto sarà finito. Vegeterò: giuocherò alle carte, passerò il tempo con la maldicenza... come zia Ersilia... come la signora Arquati. Andiamo, non guardarmi con quegli occhi. Tu mi trovi strana perchè hai un gran sogno nell’anima, un sogno d’oro che t’irradia e t’abbaglia. Quando codesto fuoco sarà spento, mi comprenderai.

— Mi strazi, Antonietta.

— Perdonami... Perdonami. Tu non sarai mai come me... perchè tu lavori... perchè sei una creatura utile, indipendente... Tu non comprenderai mai la miseria del mio nulla... Andiamo a prendere il caffè... Vieni!...

La prese per un braccio e la trascinò nella veranda.

Altre persone erano arrivate nel frattempo. Un vecchio pittore mezzo paralizzato che faceva la corte alla signora Ersilia da oltre dieci anni,