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attributi infiniti, i quali ci dicono che essi sono, senza dirci nel medesimo tempo che cosa sono? Perchè di due soltanto noi sappiamo che cosa sono. (Trattato breve, I, 1, nota 3).

Dico che se poniamo esservi qualche cosa di non determi­nato e di perfetto nel suo genere, che esiste per virtù propria, noi dovremo concedere anche l’esistenza dell’essere assolutamente non determinato e perfetto: che io chiamerò Dio. Se, p. es., stabiliamo l’estensione o il pensiero (che possono essere perfetti ciascuno nel suo genere, cioè in una certa categoria dell’essere) esistere per virtù propria: dovrà concedersi anche l’esistenza di Dio che è assolutamente perfetto, cioè dell’essere assolutamente non determinato. La parola «imperfezione» denota che ad un essere manca qualche cosa, che pure appartiene alla sua natura. Per es., l’estensione può dirsi imperfetta solo sotto i rapporti della durata, della posizione, della quantità; ossia in quanto non dura più a lungo, non conserva il suo posto, non è maggiore di quello che è: ma non sarà mai chia­mata imperfetta perchè non pensa: perchè la sua natura, che consiste nella sola estensione, cioè in una certa categoria del­l’essere, non esige niente di tale: essa potrà venir chiamata determinata o non determinata, imperfetta o perfetta solo sotto quel certo rapporto. E poiché la natura di Dio non consiste in una certa categoria dell’essere, ma nell’Essere assolutamente non determinato, la sua natura esige tutto ciò che esprime l’essere perfettamente: perchè in caso contrario essa resterebbe determinata e imperfetta. Ciò posto, segue non poter esistere se non un Essere solo, Dio, che esiste per virtù propria. Se infatti noi poniamo, per esempio, che l’estensione involge l’esi­stenza, è necessario che essa sia eterna e non determinata e non esprima in modo assoluto alcuna imperfezione, anzi con­tenga tutte le perfezioni: il che vuol dire che l’estensione apparterrà a Dio o in qualche modo esprimerà la natura di Dio: perchè Dio è l’essere che è non determinato ed onnipotente se­condo l’essenza sua, non solo sotto un certo aspetto, ma in senso assoluto. E ciò che abbiamo detto dell’estensione dovrà dirsi di ogni altra cosa che vorremo porre nello stesso modo. Concludo quindi che Dio solo, e nulla fuori di lui, esiste per virtù propria. (Lettera 36).