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Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/12

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II

Il primo giorno del suo amore.

     Era vicino il dí che ’l Creatore,
che ne l’altezza sua potea restarsi,
in forma umana venne a dimostrarsi,
dal ventre virginal uscendo fore,
     quando degnò l’illustre mio signore,
per cui ho tanti poi lamenti sparsi,
potendo in luogo piú alto annidarsi,
farsi nido e ricetto del mio core.
     Ond’io sí rara e sí alta ventura
accolsi lieta; e duolmi sol che tardi
mi fe’ degna di lei l’eterna cura.
     Da indi in qua pensieri e speme e sguardi
volsi a lui tutti, fuor d’ogni misura
chiaro e gentil, quanto ’l sol giri e guardi.

III

La grandezza del suo signore infonde in lei virtú di poesia.

     Se di rozzo pastor di gregge e folle
il giogo ascreo fe’ diventar poeta
lui, che poi salse a sí lodata meta,
che quasi a tutti gli altri fama tolle,
     che meraviglia fia s’alza ed estolle
me bassa e vile a scriver tanta pièta,
quel che può piú che studio e che pianeta,
il mio verde, pregiato ed alto colle?
     La cui sacra, onorata e fatal ombra
dal mio cor, quasi súbita tempesta,
ogni ignoranza, ogni bassezza sgombra.
     Questa da basso luogo m’erge, e questa
mi rinova lo stil, la vena adombra;
tanta virtú nell’alma ognor mi desta!