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ii - rime varie 147


CCLIII

     Speron, ch’a l’opre chiare ed onorate
spronate ognun col vostro vivo essempio,
mentre d’ogni atto vile illustre scempio
con l’arme del valor vincendo fate,
     poi che di seguir io vostre pedate
per me l’ardente mio desir non empio,
voi, d’ogni cortesia ricetto e tempio,
a venir dopo voi la man mi date;
     sí che, come ambedue produsse un nido,
ambedue alzi un vol, vostra mercede,
e venga in parte anch’io del vostro grido.
     Cosí d’Antenor quell’antica sede
c questo d’Adria fortunato lido
faccian de’ vostri onor mai sempre fede.


CCLIV

Ad un Zanni (Zane?).

     Zanni, quel chiaro e quel felice ingegno,
che splende in voi, e quel sommo valore,
di cui non ha, per quel che s’ode fuore,
Adria piú ricco e piú leggiadro pegno,
     io quanto posso umíle a inchinar vegno,
serva di cortesia, serva d’Amore,
dogliosa sol che in cosí santo ardore
non van le forze del disir al segno;
     perché, a ridir per via di rime a pieno
quanto io v’onoro e quanto è ’l vostro merto,
ogn’altro stil, che ’l vostro, verria meno.
     Voi sol col passo saldo e passo certo
in questo d’Adria e fortunato seno
salite al monte faticoso ed erto.