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iii - rime di vinciguerra di collalto 223


IV

Giungendo a sera dov’ella dimora.

     Quando mercé d’Amore io giunsi al loco,
nido de la cagion del mio servire,
alto ricetto d’ogni mio desire,
fido albergo di lei, che sempre invoco,
     cominciâro le stelle a poco a poco
fuor del cielo ridenti ad apparire,
non men per salutar, che riverire
la bella fiamma del mio nobil foco.
     La qual, sorgendo a illuminar lo scuro
de le mie luci, i rai celesti oppresse,
e fe’ il ciel chiaro col suo lume puro.
     Io vidi a lo splendor, che mi concesse
il folgorar del raggio suo sicuro,
sparir tutte le stelle in fuga messe.


V

Distacco doloroso.

     Fu morte il mio partire,
quando da voi, che l’anima mia sète,
senza spirto partii, come sapete,
donna, e non doglia di dover morire.
E, se per morte non restai di gire
al loco, ov’io devea,
Amor, ch’ambi pungea
d’un medesimo stral, tenendo in vita
l’un’alma a l’altra unita,
fu cagion ch’io, de l’alma mia sol privo,
in me morto restassi ed in voi vivo.