Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/321

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i - terze rime 315

     244Ben sapete, crudel, che ’I mondo udrallo,
e con mia dolce ed amara vendetta
d’ogn’intorno la fama porterallo.
     247Né cosí vola fuor d’arco saetta,
com’al mio essempio mosse fuggiranno
d’amarvi a gara l’altre donne in fretta;
     250e, quanto del mio mal pietate avranno,
tanto, dal vostro orgoglio empio a schivarsi,
caute a l’esperienzia mia saranno.
     253Oh che pregiata e nobil virtú, farsi
anco amar in paese sconosciuto,
col benigno e pietoso altrui mostrarsi!
     256e quante volte è in tal caso avenuto
che de’ meriti altrui senz’altro il grido
d’uom ignoto ave ’l cor arder potuto!
     259Ond’io, che di mie doti non mi fido,
pensando che voi sète uom degno e chiaro,
da me la speme in tutto non divido;
     262anzi, nel colmo del mio stato amaro
lusingando me stessa, attender voglio
al mio dolor da voi schermo e riparo,
     265poi che di grand’onor il mio cordoglio
esser vi può, se pronto a sovenirmi
sarete, mentre a voi di voi mi doglio:
     268se non, vedrete misera morirmi.