Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/356

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350 veronica franco

     460Com’ogni loco è cielo, ove Dio siede,
ma poi nel ciel, ch’è adorno a maraviglia,
espressamente ferma la sua sede,
     463cosi gran lode ogni soggiorno piglia
da quel signor, dovunque mai perviene,
che regge ’l mio voler con le sue ciglia;
     466ma pur il seggio suo proprio ei ritiene
in voi, perciò sommamente beate,
contrade soavissime ed amene:
     469per lui tante beltá vi furon date,
e senza lui de’ vostri pregi intieri
sareste senza dubbio alcun private.
     472Gitene, colli, assai per questo alteri,
ch’avete grazia di servir a lui,
degno di mille mitre e mille imperi.
     475Quest’è il buon vostro regnator, per cui
vincon le vostre inusitate forme
tutto ’l diletto de’ paesi altrui.
     478Per farsi incontra a le sue gentili orme
crescon l’erbette e i fior, ch’ai suo toccarli
vien che nova beltá gli orni e riforme;
     481e l’onorate man presta a lavarli
dentro la stanza l’acqua dolce arriva,
e dietro vaga ognor par brame andarli
     484Da questa una fontana si deriva,
che d’ogn’intorno puro argento stilla
da vena di cristal corrente e viva.
     487Dentro ’l terren fecondo il cielo instilla
virtú, che fa produr soavi frutti,
e l’aria salutifera e tranquilla:
     490il piacer sommo e ’l vero fin di tutti
è che ’l signor gli goda e gli divida,
ch’ad arbitrio di lui furon produtti.
     493Qualunque in verde ramo augel s’annida,
a lui canta, a lui vive, e, s’a lui piace,
lieto sostien ancor ch’altri l’uccida;