Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/47

Da Wikisource.

i - rime d'amore 41


LXIX

Mentr’egli acquista gloria in Francia, ella si strugge di dolore.

   Mentre, signor, a l’alte cose intento,
v’ornate in Francia l’onorata chioma,
come fecer i figli alti di Roma,
figli sol di valor e d’ardimento,
   io qui sovr’Adria piango e mi lamento,
sí da’ martír, sí da’ travagli doma,
gravata sí da l’amorosa soma,
che mi veggo morir, e lo consento.
   E duoimi sol che, sí come s’intende
qui ’l suon da noi de’ vostri onor, ch’omai
per tutta Italia sí chiaro si stende,
   non s’oda in Francia il suono de’ miei lai,
che cosí spesso il ciel pietoso rende,
e voi pietoso non ha fatto mai.


LXX

Fu a lei fatale il momento ch’egli partí.

     O ora, o stella dispietata e cruda,
ch’io vidi dipartir la gloria mia,
lasciando di beata ch’era pria
la vita mia d’ogni suo bene ignuda!
     Da indi in qua per me si trema e suda,
si piagne, si dispera e si disia:
e sará meraviglia, se non fia
che morte tosto queste luci chiuda.
     Che, del lor fatal sol restate senza,
altra luce giamai mirar non ponno,
che lor non sembri notte e dipartenza.
     Dunque o lor tosto, Amor, rendi il lor donno,
o, per non soffrir piú sí dura assenza,
tosto le chiudi in sempiterno sonno.