Pagina:Steno - La Veste d'Amianto.djvu/242

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— Avete qualche progetto?

— Nessuno: ma voglio godere qualche ora in una compagnia amica prima di ripiombare nella mia solitudine così vertiginosamente popolata, fuori.

Minerva sorriso.

— Davvero volete regalarmi la vostra serata preziosa?

— Sono io che vi prego, come di un favore grande, di concedermi la vostra.

— Sta bene. A stasera, allora.

— No, prima, a colazione.

— È vero.

— Buona passeggiato e buone compere.

— Grazie. Acquisterò anche un regalo per Tripoletta. Mi date un consiglio?

Noris sorrise.

— È difficile, è molto difficile. Non riesco proprio a immaginare che cosa potrebbe far piacere a Tripoletta.

•— Avevo pensato a due braccialetti: che ne dite?.

— Un regalo assai poco americano, ma in compenso molto orientale. Vada per i braccialetti.

— Grazie. Ora scappo davvero.

Sparì e fu subito fuori nella via affollata sotto il sole caldo del meriggio vicino. In mezzo alla folla si ritrovò subito, tornò serena, sicura, tranquilla. Anche la preoccupazione lieve e simpatica di fare gli acquisti inutili che dovevano dire alle amiche, agli amici lontani come ella li avesse ricordati anche oltre l’oceano, valse a farle dimenticare le più gravi preoccupazioni interiori.

Comperò per Tripoletta, per i meccanici di Noris rimasti a Cassano, per il suo adoratore infelice Cino Coralli, per Paolo Adelio. Man mano i piccoli involti aumentavano, si sentiva prendere da un piacere semplice e sano che era pregustazione delle sorprese buone che preparava.

— Come ci vuol poco — disse forte a sè stessa — a comprare un po’ di felicità.