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Folco Ardenza: il suo tentativo eroico e la sua grande audacia che la gloria aveva incoronato lo circondavano di una luce nuova che lo ingigantiva nel concetto e nell’ammirazione di tutti.
Ella si accorse che persino presso i suoi adoratori la sua figura passava in seconda linea, ora che Noris occupava solo, da gigante, tutto l’orizzonte. Paolo Adelio l’aveva fatta parlare e colle sue confidenze aveva composto una intervista brillantissima dove tutte le fasi dell’aviatore a New-York, del suo arrivo, delle feste tributategli erano esposte con lusso di particolari insuperabili. Quella intervista aveva scatenato lo zelo e la rivalità degli altri giornalisti genovesi, cosicchè Minerva Fabbri subì per alcuni giorni, nel suo appartamento, un assedio regolare. Invano ella si scherniva dichiarando che tutto quanto ella sapeva, tutto quanto voleva o poteva dire, già lo aveva detto a Paolo Adelio. I colleghi volevano sapere da lei i particolari della traversata tal quale come se il viaggio lo avesse compiuto lei e non Noris.
— La notte: narratemi la notte, signorina. Come fu? lunga? fredda? penosa?
— E la tempesta? come la vinse, Noris? come?
— E il nuovo sistema di energia, non si dimostrò mai inferiore al motore a benzina? mai insufficiente?
Per sottrarsi a quelle aggressioni che si moltiplicavano, perchè adesso anche tutti i corrispondenti dei giornali di fuori volevano poter stampare di aver intervistata Minerva Fabbri e sopratutto volevano poter dire — questo, non sul giornale — d’aver varcato la soglia del suo appartamentino, Minerva fuggì a Cassano Spinola.
Non si accontentò, come soleva fare sempre, di andarci ogni giorno con la sua automobile e di tornare, la sera, a Genova. Cercò e trovò nel tranquillo paesello una casetta che era proprio a mezza strada fra il paese e l’aereodromo, e vi si stabilì.
Affittò la casa per un mese e alla voce inte-