Pagina:Steno - La Veste d'Amianto.djvu/289

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Su che cosa fondava, infine, i suoi sospetti e le sue insinuazioni la gente sciocca e cattiva?

Minerva veniva spesso all’aereodromo, sì: tutti i giorni ci veniva. Ebbene? e poi? Non vedevano tutti quello che ella faceva all’aereodromo? non erano in grado tutti di controllare ogni suo passo, ogni parola, ogni gesto?

Chissà dove giungevano le supposizioni e le calunnie?

Il pensiero che qualcuno avesse potuto davvero pensarlo l’amante di Minerva, gli diede un impeto improvviso di sdegno. Si fossero almeno limitati ad attribuir loro una simpatia reciproca! Era inesatto anche quello ma non era ignobile!

No. Chi aveva lanciato l’insinuazione aveva dovuto lasciar credere a qualcosa di più di una corrispondenza di sentimenti soltanto. Altrimenti, non sarebbe stata in tutti la sicurezza che attribuiva a Minerva il posto di privilegio accanto a Noris nella prova imminente.

E ci avevano creduto tutti! anche Ugo!

Il suo pensiero evocò i colleghi, evocò gli amici: anche Rolla e Coralli e Folco Ardenza e Paolo Adelio?

Una frase di Paolo Adelio dettagli due giorni prima gli tornava alla memoria:

— Coralli ti detesta.... — gli aveva dichiarato l’amico.

Egli aveva domandato, distratto, credendo a uno scherzo:

— Perchè?

E Adelio aveva replicato:

— Perchè è meno filosofo di me!

Adesso, il significato preciso di quelle parole gli si presentava nitido, chiaro, esatto. Così: come non ci aveva pensato prima? Adelio aveva voluto dire quello. E aveva voluto alludere a quello anche Lorenzo Rolla, quando, a un rifiuto opposto alle sue insistenze perchè andasse a Genova, aveva risposto:

— Si capisce! al tuo posto, nemmeno io mi muoverei.

Tutti, dunque, tutti!