Pagina:Steno - La Veste d'Amianto.djvu/292

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me e un altro viso quando dai cari occhi ora sgorgata improvvisa, insospettata, inattesa la confessione.

Dio, quell’istante dolcissimo e terribile che valeva un eternità! quella commozione che nessuna parola aveva profanato! quel silenzio dove i loro due cuori avevano parlato il linguaggio fatale e misterioso del destino!

Sì, era la confessione dei cari occhi pieni di trepidazione e d’estasi che aveva rivelato a Noris l’ignorato segreto non mai neppure intuito! Avevano parlato di amore — come tanti altri non meno profondi, non meno appassionati — quei cari occhi, e stavolta la rivelazione, invece di chiudere il cuore di Noris in un senso di strazio e di gelo, vi aveva fatto scaturire improvvisa la fiamma!

La bellissima, l’ardente, la saggia, che gli faceva omaggio della sua anima, della sua vita e della sua alterezza insieme e ancora della sua orgogliosa forza, aveva dunque compiuto il miracolo di riattaccarlo alla vita, di strapparlo alla morte?

Noris se lo chiedeva, adesso, passati due giorni da quel giorno che un orizzonte nuovo aveva dischiuso alla sua anima, e durante i quali egli era vissuto solo, astenendosi anche dall’incontrarsi con Minerva, per interrogare nel silenzio il suo cuore e la sua fede.

Ahimè! l’antica fede che lo aveva fatto devoto a una tomba e ligio a un ricordo, per anni, attraverso tutte le sollecitazioni della vita, non era impallidita nel suo cuore ma attraversava una rude prova.

Ancora si levava alta e corrucciata a chiedere la voce di quella fede, ma invano Noris cercava dentro di sè la forza di ubbidire al richiamo che, come sempre, come sempre gli imponeva ancore la rinunzia!

No, le sue labbra, non avevano parlato, ma egli sapeva bene che la fiamma era dentro il suo cuore e che per mantenersi devoto alla fede antica egli avrebbe dovuto sopprimerla dentro di