Pagina:Steno - La Veste d'Amianto.djvu/51

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— Uh, che orrore adesso! fa scappare la poesia.

La pallida tedesca ebbe un silenzioso sorriso di disdegno.

— È la realtà, — disse tranquillamente Kindler.

— No, — fece Susanna, — la realtà è la poesia di poc’anzi.

— Brava! — approvò l’ingegnere, — sono contento di sentirvi parlare così, mia cara. Anch’io ho indossato più d’una volta la blusa da operaio per compiere o aiutare a compiere nell’officina qualche lavoro difficile. E non ritengo di essermi diminuito in quel momento.

— Almeno, — osservo l’Acerri, — avrete aspettato a farlo quando la vostra fidanzata non era presente.

— La mia fidanzata sa ch’io lavoro, — replicò Kindler, — e a ogni modo, la condizione non vale per Noris. Egli non ha qui fidanzate, che io sappia.

Soggiunse subito, rivolto alla Marlitt:

— Sapete che ci ha parlato di vostro fratello?

— Ah, sì?

— Sì. E io allora gli ho detto che anche la sorella di Marlitt era una sua appassionata ammiratrice.

Il bianco viso della fanciulla si imporporò per la commozione.

— Così gli avete detto?

— Così. E gli ho anche indicato il palco dove voi vi trovavate. Non vi siete accorta ch’egli ha guardato qui e salutato?

— Sì, — rispose la Marlitt mentre un gelo improvviso metteva un brivido nelle vene a Susanna, — sì, ho veduto, ma ho creduto che Pearly e voi gli indicaste Susanna.

— No, egli aveva già veduto Susanna.

— Non credo, — fece costei irrigidendosi contro il tumulto che ricominciava nel suo cuore come contro la minaccia d’un nuovo dolore.

— Perchè non credete?

La voce di Kindler era piena di meraviglia.

— Perchè non può essere, — replicò Susanna.

— Cara, mi duole di contraddirvi, ma non