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dimenticò un’aggiunta importante: «una verità nella quale cercavano la falsità, e che riuscirono a penetrare». E facilmente si riconoscerà ciò che bisogna pensare delle parole di Feuerbach, se si confrontano con quelle cristiane: e questo mondo è vano e caduco».

Il Cristiano non ha saputo mai convincersi della vanità della parola divina: egli crede invece ciecamente nella sua eterna e indistruttibile veridicità; e il trionfo di essa riesce tanto più clamoroso, quanto più profonde sono le meditazioni cui il Cristiano si abbandona; così gli Antichi erano penetrati di questo sentimento che il mondo e le leggi umane che lo sorreggevano (i vincoli del sangue, per esempio) erano la verità, dinanzi alla quale la loro impotenza doveva abbassare il capo. E precisamente quello che gli Antichi giudicavano di maggior valore è dai Cristiani respinto come cosa di nessun valore: ciò che gli uni avevano proclamato vero, gli altri vituperano come una menzogna. La tanto magnificata idea di patria perde ogni sua importanza, e il Cristiano è costretto a ritenersi «come uno straniero sulla terra»; il sacro dovere di seppellire i morti che ispirò un capolavoro a Sofocle: l’Antígone è ritenuto una ben trascurabile cosa: «Lasciate i morti seppellire i loro morti» -; la indissolubilità dei vincoli familiari diventa un pregiudizio di cui non si saprebbe disfarsene (Ebrei, 11, 13. Marco, 10, 29); e così di seguito.

Abbiamo dunque potuto constatare che gli Antichi ritenevano per verità quello che agli occhi dei moderni risulta menzogna: gli uni credevano al naturale; gli altri allo spirituale: gli uni alle cose e alle leggi della terra; gli. altri a quelle del cielo (la patria celeste - la Gerusalemme celeste). Ora ci rimane da esaminare come - dato che il pensiero moderno sia il prodotto del pensiero antico - fosse stata possibile una tale metamorfosi.

Furono gli stessi Antichi che contribuirono a fare della loro verità una menzogna.

Risaliamo all’epoca più fulgida dell’antichità, al secolo di Pericle: allora la sofistica era in auge, e la Grecía derideva tutto quello che era stato fino a quei tempi oggetto di gravi meditazioni.

Il giogo inesorabile delle realtà da troppo lungo tempo gravava