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preghiera. Tutta la sua vita consiste nei suoi rapporti con lo spirito: egli pensa; il resto è nulla; qualunque direttiva prenda la sua attività nel dominio dello spirito — preghiera, contemplazione, o speculazione filosofica — sempre i suoi sforzi si realizzano satto la forma di un pensiero. Perciò Descartes, allorchè potè convincersi di questa verità, esclamò: «io penso: cioè io sono». Ciò significa che il mio pensiero è il mio essere, e la mia vita; che io non ò altra vita che la mia vita spirituale; che non ò altra esistenza che la mia esistenza quale spirito; o, infine, io sono assolutamente spirito, e null’altro che spirito. Lo sventurata Peter Schlemihl, che aveva perduto la propria ombra, è il ritratto dell’uomo diventato spirito; perchè il corpo dello spirito non proietta ombra. Come era ben diverso presso gli Antichi! Per quanto la loro attitudine di fronte alla potenza delle cose si dimostrasse energica, e virile, essi non potevano fare altrimenti che riconoscere questa potenza, e il loro potere si limitava a proteggere, contro di essa, come meglio potevano, la loro vita. Soltanto molto più tardi riconobbero che la «vera vita» non era affatto quella che partecipava alla lotta contro le cose del mondo; ma bensì la «spirituale», «che rifugge dalle cose»; ed il giorno che si accorsero di ciò divennero Cristiani - cioè «moderni» novatori del mondo antico. La vita spirituale, estranea alle case, non à più radici nella natura, «essa vive di soli pensieri», per conseguenza non è più «vita», ma pensiero.

Non bisogna credere, tuttavia, che gli Antichi vivessero senza pensiero: ciò sarebbe tanto falso quanto immaginarsi l’uomo spirituale che pensa senza vivere, cioè non partecipando alla vita materiale. Gli Antichi avevano i loro pensieri, le loro idee su tutte le cose: sul mondo, sull’uomo, sugli Dei, ecc., ecc., e dimostravano il più grande interessamento nell’acquistare sempre nuove cognizioni. Ma quello che non conoscevano era il Pensiero, quantunque pensassero d’altronde ad ogni cosa, e fossero «tormentati dai loro pensieri». Ed a questo proposito è duopo ricordare la frase dell’Evangelo: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri; e di quanto il cielo è più alto della terra, d’altrettanto i miei pensieri sono più alti dei vostri pensieri»; inoltre si rammenti ciò che è stato detto più sopra a proposito dei nostri pensieri infantili.

Che cosa cerca dunque l’Antichità? La vera gioia, la gioia di vivere, ed è alla «vera vita» che finirà per arrivare.