Pagina:Stoker - Dracula, Sonzogno, Milano, 1922.djvu/163

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Scorgendoci, il Conte ebbe un sogghigno orrendo che gli scoprì i suoi denti canini; poi prese un’aria di disdegno maestoso.

Cambiò faccia tuttavia quando, con un solo impeto, ci avanzammo alla sua volta. Per disgrazia, avevamo preparato male il nostro piano perchè io non sapevo neppure dove ferirlo nè se le nostre armi omicide avessero potuto servirci a qualche cosa.

Harker non esitò, lui. Brandendo il suo gran coltello, s’avventò sul nemico. Ma con uno scatto, il Conte sgusciò via. Il coltello tagliò soltanto il vestito all’altezza d’una tasca donde sfuggirono un fascio di biglietti di banca e parecchie monete d’oro.

L’espressione del Conte era così atrocemente piena d’odio che, temendo per la vita di Jonathan, m’avanzai tenendo con la sinistra delle tuberose e nella destra una rivoltella. I miei amici fecero altrettanto e il Demonio indietreggiò. Da livido che era, Dràcula diventò verde; i suoi occhi lanciarono fiamme. Con un balzo passò sotto il braccio di Harker che spiccò un salto per colpirlo nuovamente. L’uomo atroce raccolse rapidissimo alcune monete d’oro, le fece scivolare in tasca; e saltando dalla finestra sparve in mezzo ad un strepito di vetri infranti.

Era caduto nella corte senza farsi male. Lo vedemmo spingere la porta della scuderia e voltarsi verso di noi:

— Credete di vincermi? — gridò. — Ebbene, non siete ancora alla fine delle vostre tribolazioni. Credete d’avermi tagliato ogni ritirata? Errore! ho altri rifugi. La mia vendetta comincia