Pagina:Stoker - Dracula, Sonzogno, Milano, 1922.djvu/61

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dracula 61

sostituire il timoniere. Non c’era nessuno. Il vento imperversava. Ho preso il timone e ho chiamato il secondo che è accorso, a malapena vestito. Aveva un’aria smarrita. Temo che la sua ragione l’abbia abbandonato. Mormorò con voce rauca, come temesse d’essere udito:

«Esso è qui, adesso lo so. La notte scorsa l’ho veduto. Esso non è dissimile da un uomo: alto, sottile e pallido. Si curvava sul parapetto. Scivolai dietro a lui e gli diedi una coltellata. Ma il coltello l’ha trapassato senza ferirlo, come se avessi trapassato l’aria. Ma è lì, lo troverò, senza dubbio chiuso in uno dei cofani. Li aprirò ad uno ad uno. Voi restate al timone!

Si allontanò col dito sulle labbra.

Poco dopo lo vidi risalire sul ponte con una scatola di arnesi ed una lanterna. È pazzo di sicuro. Inutile contrariarlo.

A un tratto, un grido terribile mi ha fatto rizzar i capelli in testa. Il mio secondo si precipitò sul ponte con un viso sconvolto dal terrore: — Salvatemi! salvatemi! gridò. Conosco il segreto! Capitano, prima che sia troppo tardi, seguitemi, è il solo mezzo di sfuggirlo!

E prima ch’io ne lo potessi impedire, scavalcò il parapetto e si buttò a mare.

Comincio a supporre la verità. Questo pazzo ha squilibrato i miei uomini ad uno ad uno comunicando loro la sua follia suicida. Ed oggi li raggiunge. Che il signore mi venga in aiuto! Chi mi crederà quand’io racconterò tutto questo? Ma arriverò io mai in porto?

4 agosto. — Sempre una nebbia intensa che il sole non può forare. Tuttavia lo indovino al di là delle nubi. Non oso abbandonare la sbarra.