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il passaggio alpino 101

riproduce incessantemente nella orografia alpina. Voi vedreste cioè i fianchi delle valli quasi dimezzati orizzontalmente, sicchè vi si possono distinguere due zone sovrapposte a confini netti, spiccati. A ciascuna di esse rispondono tali e così diversi caratteri di paesaggio, che, messi insieme, producono all’occhio perfettamente quell’effetto di contrasto, così caratteristico del paesaggio alpino, così cercato dai nostri paesisti che si stimano fortunati quando riescono a dar vita con esso alle loro tele. Nella zona inferiore verdeggiano i prati sulle morbide chine, interrotti da macchie sparpagliate e da boschetti frondosi. Essa è formata di colli arrotondati, simili ad onde morte che si inseguono nell’ampiezza dell’oceano quando sedata è la tempesta. Le stesse rupi, che di tratto in tratto pur vi nereggiano nell’àmbito di verde cornice, par che si ribellino alla natura che le fe’ ruvide ed irte, e vestono forme morbide, flessuose e tondeggianti, sì che nulla rompe la dolcezza di quelle curve che danno l’impronta speciale al paesaggio della zona più bassa, mentre servono così mirabilmente a dar risalto all’asprezza della zona superiore. In questa linee spezzate, mosse ardite, sorprese ad ogni tratto, aggruppamenti e sforzi acrobatici di cime capricciose e bizzarre, slanci aerei di denti, di aguglie, di creste, che, levandosi come sopra artistica base, costituiscono quella che si direbbe la vera parte monumentale della creazione. Non è vero, miei cari, che io v’ho delineato in genere il carattere delle nostre montagne come dei nostri paesaggi più classici? Sarà difficile che voi non troviate un quadro, copiato dal vero nella regione delle Alpi e delle Prealpi, in cui non si distingua alla base, ossia in vicinanza, una massa morbida, verde, fiorita, ridente, sparsa di campi villaggi e di abituri, ove scorrono i ruscelli con lene sussurro, gorgheggino gli uccelletti, pascola la pingue giovenca e move i tardi passi sull’erta il lento bue. In alto e nello sfondo invece lo stesso quadro vi presenta rupi minacciose, piramidi eccelse, ciglioni spaventosi, vette dentate, cime nevose, ove tutto è squallore e deserto. Ivi mugge il torrente che biancheggia e sparisce entro il negro burrone; ivi si annida il passero solitario; ivi ripetono il falco e il nibbio le volubili ruote, e l’ardito cacciatore ormeggia il camoscio di balza in balza. Quante volte avrete osservato tali paesaggi, o lette consimili descrizioni, senza che vi cadesse mai in mente di domandarvi: e perchè i nostri monti son fatti così?».

8. «Oh bella!» interruppe la Cia che aveva badato a quanto