con cui chiamate arte e scienza il mestiero pericolosissimo della guerra. Chi vuol avere un saggio della severa ponderatezza colla quale si tratta quest’arte o scienza nuova, legga i brillanti capitoli di Eugenio Rambert, uno degli scrittori più geniali, come de’ più originali che vanti la Svizzera. Poeta sempre, anche nella prosa, e forse più nella prosa che nei versi, egli ci diede, nei quattro volumi intitolati Les Alpes Suisses, un’opera delle più singolari, dilettevoli ed istruttive che si possano leggere. Non è già una guida delle Alpi, ma una viva dipintura degli affetti che le Alpi gli destarono nell’animo, dipintura in cui la scienza più austera diventa anch’essa poesia[1]. Leggendola, voi ci sentite le Alpi colle loro naturali bellezze, colla loro storia che si perde nel bujo de’ secoli e si confonde alla creazione del mondo, con le avventure o piacevoli, o paurose, o patetiche, con le canzoni che vi risuonano, con le figure dei grandi uomini che vi si affacciano piene di vita, e colle quali, per così dire, le Alpi stesse parlano, cospirano, fremono, adorano. L’autore vi si trasforma ogni tratto; quà storico, là botanico oppure geologo; quà patetico novelliero, là rigido maestro e critico; altrove, arrischiato salitore delle più ardue cime, ragiona con logica rigorosa e matematica dei pericoli e delle riprese di tali ascensioni. Non mi meraviglierei di veder presto la letteratura didascalica arricchita di un trattato sull’arte di arrampicarsi. Il Rambert, a proposito della catastrofe del Cervino, rimprovera quegl’Inglesi che, non contenti di sprezzare il pericolo, si fanno un vanto di sprezzare le precauzioni. Anche senza le ali dell’aquila e i corni ad uncino del camoscio noi possiam fare assai più di questo e di quella, purchè usiamo dei mezzi che può additar l’umana ragione, inesauribile nelle sue invenzioni, illimitata ne’ suoi progressi. In che consiste la prudenza? Nel far uso della ragione nelle circostanze difficili. — «Il numero dei disastri», dice il Rambert, «non ci dà che la misura della storditaggine di molti viaggiatori, talvolta ancora delle guide e dei portatori. Dicendo che, su dieci sventure, nove almeno furono provocate dalle vittime stesse, direi certamente meno del vero»[2] — . La prudenza creò ed istrusse le guide; armò di chiodi le scarpe e di punta ferrata il bastone; temprò i beccastrini e i pali di ferro con cui si tagliano gli scalini nella roccia e nel ghiaccio; torse le corde con
- ↑ Lo suggerirei per lettura a tutti, per modello a nessuno: ai giovinetti lo proibirei per timore di farne de’ ridicoli imitatori.
- ↑ Rambert, Les Alpes Suisses, vol. I, pag. 10.