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gli insetti distrutti dai pipistrelli 357

potenza di danneggiarci minacciano annualmente di espellerci dal nostro pianeta1. —

9. » Avete inteso? Ma tra gli strumenti noverati da questo pio e brillante scrittore, come ordinati dalla Provvidenza a proteggerci da un flagello così spaventevole, egli dimentica forse il principale, o almeno uno de’ più adatti. E qual è? Questi poveri pipistrelli. Sì, la buca del Corno non è che un quartiere d’inverno, per un numeroso reggimento di questo innumerevole esercito, che nella calda stagione è chiamato in campo a combattere su tutta la superficie del globo quell’esercito ancor più formidabile, il quale, supplendo col numero alla piccolezza dei corpi ed alla debolezza delle armi, riuscirebbe in breve allo sterminio del genere umano. Quel lavoro di distruzione, di cui, a nostro vantaggio, si occupano le rondini e tante migliaja di piccoli uccelletti durante il giorno, è continuato dai pipistrelli durante la notte. È incredibile a dirsi la quantità d’insetti notturni che viene così distrutta. I pipistrelli sono di una voracità insaziabile. Le grandi specie sono capaci d’ingojarsi in un momento una dozzina di scarabei, o una sessantina di mosche, senza dar segno che il loro appetito sia soddisfatto. Sfido io: con quel po’ po’ di attività ch’hanno indosso, ci vuol ben altro!

» Da tanta voracità dei pipistrelli deriva poi un altro vantaggio per noi. È proprio il caso di danno cessante e lucro emergente».

«Un lucro per loro», volle dir Giovannino, «che si sentiranno confortato lo stomaco. Ma per noi.... non capisco».

10. «Hai sentito parlare del guano?».

«Così.... qualche cosa....» soggiunse Giovannino, «come di un concime, che vien dall’America.... che so io?...».

«Ne sai anche troppo: ma gioverà saperne di più. Già capisco che questa sera la vuol andare per le lunghe. Quello che propriamente si dice guano, huanu, che in lingua quichna significa escremento d’animale, ci viene dal Perù, ove lo si scava precisamente come da noi si scavano la torba e la pietra da calce. Ma il guano non è altro, almeno per la maggior parte, che un ammasso di escrementi d’uccelli, disteso sulle coste e sulle isole del Perù. Quei depositi sono enormi, avendo una grossezza fin di 16 metri, e qualche milione di metri quadrati di superficie.

  1. F. G. Faber, Il Creatore e la creatura, tradotto dall’inglese da Luigi Mussa, pag. 61.