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36 serata ii

tollera la fame, la sete, il caldo, il gelo, tutti i disagi inevitabili in un viaggio sui monti. L’ilarità, il benessere dell’animo, la poesia dell’intelletto e del cuore, vi faranno accorti che, se il corpo s’è avvantaggiato, lo spirito ci ha guadagnato ancor più.

» Oh il piacere dei monti, non lo provate voi? Quante volte, nella solitudine della mia stanza, sento il richiamo a’ miei monti, al S. Martino, alle Grigne, al mio Resegone, e parmi d’essere portato a volo su quelle cime! È un richiamo febbrile, una fantasia crudele, un fremito, una sensazione nervosa indefinita che vi ammala. La nostalgia dev’essere qualcosa di così fatto. Vorreste volare là.... là.... e spingete lo sguardo dalla finestra, e fate una corsa al bastione1, a passare in rivista quelle cime, quelle nevi lontane. Il vostro sguardo si ferma con predilezione sulle vette da voi già salite, e aguzzate la pupilla come per iscoprire nell’ombre e nelle lumeggiature di que’ rilievi la traccia invisibile dei sentieri percorsi. Oh le montagne! Che v’ha di più semplice e insieme di più attraente di quella linea che ascende, ascende, che si perde nelle nubi o si disegna sul cielo?».

«Essa si eleva»; scrive il Rambert, «essa invita lo spirito a seguirla, e sembra dettargli uno scopo al disopra della vita comune e delle meschine realtà. Essa si eleva; essa vuol dunque ciò che vuole il genio, ciò che domandano l’amore, la religione, la poesia; essa è il simbolo naturale di tutte le sublimi aspirazioni; è la negazione della mediocrità soddisfatta, la negazione della pesantezza2». «Poveretti voi se non sentite il linguaggio dei monti così eloquente e fecondo! È un linguaggio che s’intende, ma non s’interpreta nè si traduce.

» Questa elevazione dell’anima, che par salita tanto più alta quanto più il corpo si è sollevato dalla pianura, è gran parte dell’allegrezza che regna nelle adunanze montane del Club alpino. Quella di Agordo era la seconda a cui assistevo, e ne fui proprio contento. Non temete che ve la descriva; è troppo facile imaginarla. Accoglienze festose; presentazioni e strette di mano amichevoli; seduta animatissima in una chiesuola disposta all’uopo; proposta d’un premio di 1000 lire offerte da Mister Budden all’autore della migliore Guida dell’Alpi; poi, dopo la

  1. Bastioni si dicono a Milano gli avanzi delle antiche mura smantellate, che cingono ancora la città, e che furono ridotti in forma di ombrosi ed ameni passeggi. Di là, riunite in una sola cerchia nevosa e dentata, si prospettano le Alpi e le Prealpi.
  2. Eugenio Rambert, Les Alpes Suisses, vol. I, pag. 29