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CAPO V. 73

pendici dell’alto Appennino. E rende certissima prova sì dell’antichità, come della pura italica loro stirpe, la testimonianza concorde degli scrittori1.  Forse Zenodoto da Trezene, compilatore d’una storia degli Umbri, ma scrittore poco avveduto, nè molto antico, trovava di suo capriccio nel loro nome una dimostrazione puerile di questa sì grande vetustà2. Benchè non senza fondamento istorico ci narrasse per altro, che la contrada di Rieti, montuosa e silvestre, era stata dimora di coteste genti indigene3, respinte da luogo in luogo per la forza di popoli stranieri ad occupare il territorio dove di poi stanziarono. Così il nome umbro s’andava dilatando con la preminenza della sua progenie in altre parti interne; ed al comparire di loro, stabiliti in potenza, si ritrovano gli Umbri nelle storie già possessori e signori di grandissimo tratto di paese fra l’uno e l’altro mare. Sul golfo Adriatico l’Ombrica cognita ai Greci ha una estensione indeterminata e vasta. In Erodoto4 si dilata fin presso le Alpi. E Scilace, più d’ogni altro esatto, vi comprende non solamente il Piceno, ma

  1. Τὸ ἔθνος ἐν τοῖς πάνυ μέγα τε καὶ ἀρκαῖων. Dionys. i. 19. Umbrorum gens antiquissimæ Italiæ. Plin. iii. 14.; Antiquissimus Italiæ populus. Flor. iii. 17.
  2. Umbrios a Græcis putent dictos, quod inundatione terrarum imbribus superfuissent. Plin. III. 14.
  3. Ὀμβρικοῦ ἔθνους αὐθιγενεῖς ap. Dionys. II. 49. La cicala scolpita nelle medaglie di Todi può dichiarare questo pregio di autoctoni che s’attribuivano gli Umbri.
  4. i. 94. iv. 49.