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78 CAPO V.

addentro la giogana dell’Appennino, che fronteggia da ponente e settentrione la moderna Toscana, una gente indomita e rivale, che indi appresso arrestò il corso d’ogni loro prosperità. Eran questi i Ra-seni, poi detti Etruschi. Scossi d’intorno a loro dalle armi de’ conquistatori Umbri, se non anche sforzati nelle loro dimore da quelli, le brighe ed i contrasti nati per la troppo vicinanza rivolsero entrambi all’ire e alle spade. Portava la narrativa prisca riferita da Strabone, che dessi guerreggiavano queste pugne feroci non per distruggersi l’uno o l’altro, ma solo per soprastare1. Ciò vuol dire, che lo scopo della guerra era politico, non col fine di scacciare fuor del territorio il popolo intero dei vinti; bensì per estendere il dominio del vincitore, e procacciarsi tributi, militi ausiliarj e schiavi. Or dunque gli Etruschi tolsero agli Umbri trecento terre2, e posero così per sanguinosi eventi le fondamenta del loro grande impero. Laddove gli Umbri vinti di per tutto, domati, e spossati di forza, ristrinsero d’allora in poi il proprio lor dominio ad una sola provincia più raccolta, ma vie meglio unita, che dal lato orientale dell’Appennino volgendo all’Adriatico giungeva oltre il fiume Utente fin presso al

  1. Ταῦτα γὰρ ἄμφω τὰ ἔθνη, πρὸ τῆς τῶν Ῥωμαίων ἐπὶ πλὲον αὐξήσεως ἔιχέ τινα πρὸς ἄλληλα περὶ πρωτεῖον ἄμιλλας. Strabo v. p. 149
  2. Trecenta eorum oppida Thusci debellasse reperiuntur. Plin. iii. 14. Un tal numero non va preso alla lettera; vuol dire che furono molte.