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180 CAPO VIII.

Perocchè indubitabilmente dovunque abbiamo tracce sicure delle abitanze degl’Illirici alle marine, là di presso albergavano per avanti le nostre indigene popolazioni degli Osci, i quali si mantennero sempre fermi nelle montagne. E qual popolo, qual civiltà, quali ordini potean venire a noi da una nazione cotanto salvatica e fiera, che quasi con bestial vita Liburni, Dalmati e Illirici, non avean mai vacato all’agricoltura, avanti che i Romani, ributtandoli dentro terra, non gli sforzassero di darsi mal suo grado a quell’arte primiera1? Nè tampoco costoro si tennero lungamente, nè senza grandi contrasti per la costa italica, o poco addentro. Perchè gli Umbri vendicatisi su di loro gli scacciarono a tempo e luogo dal Piceno2: gli altri montanari Osci non istettero per salvezza di sè di far guerra: e dal lato loro anche i Greci che successivamente si collocarono nell’Iapigia, nulla meno contribuirono a fugare ed a

    altre nazioni dell’Italia discendano direttamente da quelli dell’Illirico, riposa sopra supposti al tutto congetturali, e di più riprovati a ragione dai buoni critici. Non contrastiamo già che la lingua dei Schipatari o Skippetars non conservi radici dell’antico illirico, e che non sia da studiare anche in quella per la maggiore intelligenza delle primitive lingue italiche: il che toccheremo meglio al suo luogo. Ma sono forse i moderni Slavi dalmatini, ancorchè chiamati Illirici, quel ch’egli si credono veramente: cioè a dire una legittima generazione degli antichi Illirj di quelle contrade?

  1. Strabo, vii. 218.
  2. Umbri eos expulere. Plin. iii. 14.