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272 CAPO XIV.

più antichi popolatori cogniti della contrada: benchè se riguardiamo alla natura del paese tutto vulcanico, certo è che assai tardi ebbero gl’indigeni comodità di posarsi quietamente in quello. Al tempo in cui cominciano le nostre istorie avea cessato è vero il Vesuvio d’ardere ivi intorno, ma evidentissimi segui di grande abbruciamento in tutta la terra si riconoscevano ancor prima della rinnovatasi eruzione di quel monte1: ed i campi quivi detti Flegrei, la pugna de’ giganti, e le sotterranee dimore di Tifone, ancorchè favole, son tanti indizj delle portentose fisiche rivoluzioni cui andò soggetta in età lontanissima la regione intera. E qualora si considera la qualità geognostica del terreno, e ivi stesso vediamo Ercolano e Pompea fabbricate sopra un suolo vulcanico, dove a grande profondità si trovano avanzi di antichissima coltivazione giacenti sovra banchi di sabbie, si può con sicurezza presumere, che cotal bonificamento e cultura primitiva de’ luoghi fosse dovuta agl’indigeni Osci, prima ancora che gli stranieri ponessero in queste parli il piede.

Con tutto ciò la contrada stessa sì lungamente e grandemente arsa, guasta dalle acque scorrenti senza freno, e in buona parte insanabile, si mantenne gran tempo fisicamente arsiccia, paludosa e sabbiosa. A tal che, neppur nei tempi più floridi della Campania, non potè natura esser domata interamente dall’arte. Il

  1. Strabo, v. p. 170.