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282 CAPO XIV.

popolo di Cuma, ed ebbero anche la sorte di soggettarlo, ripopolando in grandissima parte quella sì antica e famosa colonia greca con gente del loro proprio sangue1. Fortuna che diè notabil grido ai vincitori, e accrebbe oltre modo la superbia e la licenza insieme degli scorretti Campani.

Mal si può determinare quali fossero le città primarie d’origine etrusca, distinguendole dalle terre sottoposte che indi divennero tutte ugualmente campane. Ad ogni modo Capua, massima fra quelle, dovette sicuramente al buon governo degli Etruschi la fortuna e l’arti, in cui la trovarono sì avanzata gli usurpanti Sanniti. Mura fortissime2, larghe e capaci contrade3, templi maestosi di Giove, di Marte e della Fortuna, Foro, Curia, Anfiteatro4, ed altri

  1. Diodor. xii. 7.; Strabo v. p. 168.; Liv. ix. 44. Questa mischianza di popolo vi produsse le mutazioni che sono accennate da Vellejo: Cumanos osca mutavit vicinia (1. 4) e da Strabone deplorate l. c.
  2. L’antica Capua stava nel sito che occupano insieme oggigiorno i due casali popolosi di Santa Maria e di S. Pietro in corpo. Il suo totale circuito poteva avere 5 in 6 miglia. A’ bassi tempi d’Agazio sussistevano ancora saldissime le mura: da queste s’aprivano sette porte, che mettevano in altrettante strade maggiori, fra le quali Seplasia e Albana, ambedue sì famose.
  3. Strabo v. p. 173.; Cicer. Agrar. ii. 35.
  4. I recenti scavi fattisi nell’anfiteatro han dato a conoscere i suoi grandiosi sotterranei arcuati, ed altre parti interne di quel nobile edifizio: fabbrica già costruita dal comune di Capua libera; indi restaurata al tempo di Adriano.