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326 CAPO XVII.

numero, non pure con elementi naturali, ma politici. Di qui è che Locri divenne sì grande in meno d’un secolo per l’alta sapienza di Zaleuco suo legislatore. La prosperità di Reggio, e d’altre città calcidiche1, ebbe un fondamento nulla meno durevole e glorioso nelle leggi di Caronda. Elea o Velia, ancorchè nata tra i disagi e in sterile paludoso terreno, dovette a Parmenide le sue ottime leggi, che i cittadini con prescritta usanza promettevano ogni anno sotto giuramento di fedelmente osservare2. E le sue medaglie stesse di bel lavoro manifestano quanto l’arti nobili degnamente fiorissero in quel comune sotto il governo de’ suoi magistrati. Ma i Pitagorici soprattutto il cui istituto movea da un principio religioso e insieme politico, ebbero sicuramente più che altri il merito di concorrere alla fortuna delle loro patrie, unendovi la potenza col senno. Onde per opra loro rigeneratasi Crotone, indi ogni altra città degli Achei, salirono in quell’altezza che a tutti è palese. Ugualmente Sibari nel suo primo vigore cittadinesco era pervenuta in poco più d’un secolo a tale abbondanza di beni, che superava di fatto in dominio, in forza militare e in dovizie, tutte l’altre colonie greche. E se per la sua effeminatezza ancor dura nel mondo l’infamato nome, non può già l’istoria giusta e severa as-

  1. Plat. de Rep. x. p. 600.; Aristot. de Rep. ii. 10.; Aelian. Var. hist. iii. 17.
  2. Strabo vi. p. 174.; Plutarch. Adv. Colot. T. ii. pag. 1126. Speusip. ap. Diog. Laert. ix. 23.