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30 CAPO II.

tanti e sì diversi aspetti di paese dalle Alpi al mare, con rapidi fiumi, ampie pianure, alti monti e folte boscaglie, moltiplicandosi quivi le frontiere quasi ad ogni termine naturale, certo è che il popolo vi nutriva con incessanti e gelosi stimoli quel malvagio inganno che rendea come uguale il nome di vicino e di nemico: errore insano, che porta seco di sua natura i semi delle discordie e delle contese, vie più alimentando la folle ambizione dei popoli. Adunque la fisica costituzione delle nostre provincie, e singolarmente le spesse ineguali diramazioni de’ monti, e la tortuosa giacitura delle valli, posero di fatto tra le popolazioni primitive qua e là posate disugualità grande di stato: né mai in alcun tempo elleno poterono accostarsi l’una all’ altra sì fattamente, che al bisogno si ritrovassero di concordia civilmente e gagliardamente unite in un sol corpo di nazione. Anzi, in contrario, perché ognuno difendeva da per se la sua domestica valle, i suoi propri gioghi, ed i suoi colli, tanto insuperabile crebbe negli animi l’affetto morale del luogo natio, che la stirpe degli Equi ed i Sabini, chiusi nelle paterne montagne, avean quasi per istranieri i Volsci ed i Marsi confinanti. Tal si fu sino dall’età prisca il fatal destino di queste contrade. Però, se da un lato immoderate disunioni di popolo han dato alla Italia intera perpetuamente cagione di gravissimi danni, dall’altro le furono anche di laude: poichè per sole nazionali brighe la virtù di emulazione generatasi in molte città e nazioni l’una a l’altra sì vicine, formò ivi stesso tante