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CAPO XXIV. 207

radersi1. D’allora in poi nell’Etruria i molli ed effeminanti si lisciavano diligentemente i volti con la pece; per lo che v’erano officine di destri artefici, come di barbieri in Grecia2. Il vestiario rusticano consisteva in una succinta e rozza veste con cappuccio di color verdastro, di che in Roma stessa s’onoravano e Fabricj e Curj3: l’urbano si componeva di tunica e di pallio: tanto che civilmente in toga s’andava al tempio, si sacrificava, s’entrava nella curia, si compariva agli spettacoli e dovunque. La toga pretesta listata di porpora fu per certo un antico vestimento toscano di nobil condizione, introdottosi per tempo nel costume dei Romani4: i quali tolsero anche dall’Etruria e la bolla d’oro, fregio de’ fanciulli bennati5, e molte altre cose onorevoli d’uso privato e pubblico6. Una specie di sopravveste o di manto vergato agli orli di be’ colori7 spettava ugualmente

  1. An. 454, cui P. Ticinio Mena condusse dalla Sicilia barbieri in Roma. Varro ap. Plin. vii. 59.; Gell. iii. 4.
  2. Theopomp. ap. Athen. xii. 3. p. 518.; Aelian. de nat. anim. xiii. 27.
  3. Contentus illic veneto duroque cucullo. Juvenal. iii. 170. Sagis cucullis era il consueto vestimento del contado, adoperato anche dai viandanti. Columell. r. r. i. 8., xi. 1.; Capitol. Vero. 4.
  4. Pretextae apud Etruscos originem invenere. Plin. viii. 48., ix. 39.; Flor. i. 6.; Macrob. Sat. i. 6.
  5. Hetruscum aurum. Juvenal. v. 164.; Plin. xxxiii. 1. Vedi tav. xliii. xliv. 1., xlvi. 11.
  6. Flor. i. 5.
  7. Vedi tav. lxx.