mica ai Siracusani, nell’impresa degli Ateniesi contro Siracusa, avea dato per aiuto tre navi di cinquanta remi1; e di più le sue genti d’armi combatterono a terra molto valorosamente in quella rotta dolorosa2. Non diversamente, circa un secolo dopo regnando Agatocle, per uguale nimistà contro agli odiati Cartaginesi, diciotto triremi etrusche, unite a diciassette siracusane disfecero l’armata punica3: vittoria che diè nuovamente l’impero del mare siciliano, bench’ella sia l’ultimo fatto istorico del valore navale dell’Etruria, già prossima a soggiacere tutta insieme alla signoria romana4. Cessò con la perduta libertà ogni suo dominio marittimo: vennero meno i porti, gli arsenali, le navi, i marinari e gli usati studi marinareschi: laonde di tanta scaduta sua forza di marineria non altro restava all’Etruria in sul finire della seconda guerra punica, fuorchè quella sì abbondante, ma inutil copia d’armi, d’attrezzi, e di strumenti nautici, che alcune città trassero fuori delle sue vecchie armerie, per provvedere e munire la celebre armata di Scipione5.
- ↑ Thucyd. vi. 88. 103. 104.
- ↑ Thucyd. vii. Ol. xci. 4. di R. 341.
- ↑ Diodor. xi. 71. Ol. cxviii. 2. di R. 447.
- ↑ An. 472. 473
- ↑ Liv. xxix. 36. Populoniesi offersero il ferro: Tarquiniesi telerie per le vele: Aretini 30 mila scudi, e altrettante celate, pili e gesi: aste lunghe di ciascuna sorte sino a 50 mila: scuri, asce, falci, vasi da serbare acqua, macinette ed altri strumenti, quanti