Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. III.djvu/104

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9^ slesso soggetto (tav. xxi. 9. io), ben si vede qual corso avesse fallo l’arte provinciale nello spazio eli più secoli. Sì quest’urna, come la precedente del pari chiusina, ma di stile romano, piuttosto che etrusco, spettano ad un’ eia, in cui già erano presso che tutte cancellate nell’Elruria, fattasi latina, le costumanze, e le fogge antiche. Solo per tradizione si conservavano, come ho mostrato anche di sopra, certe credenze popolari, concernenti massimamente ai fati dell’ anima. Pure i simboli di queste credenze istesse sotto la mano degli artefici vi pigliavano tult’ altre forme, che non le antiche^ le quali troppo male avrebbero corrisposto al genio del secolo. Qui vegglanio in fatti simboleggiali, come anticamente, i due contrari genj, non piij sotto mostruose sembianze, ma umane: il femminile, rappresantatovi coll’accesa teda, ha il costume grecizzante delle dee vendicatrici 5 ciò che induce pur sempre certi antiquarj sistematici a tener falsamente queste figure, sì costanti nei monumenti funerei degli etruschi, per altrettante Erinni. Ugualmente tolto dal mito greco delle Parche è la forbice destinata a troncare Io stame o il capello della vita: laddove di pura antica dottrina etrusca sono tuttavia quelle porte delle anime, per le quali in passando elle doveano giungere dopo purgazione al riposo della beatitudine. Vedi appresso, tav. txv.

Altri esempi di queste trasformazioni ne’ miti antichi, e quindi nell’ arte, traggo dalle sculture vollerlaiie tav. cui. e sqq.