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110 Storia dei Mille narrata ai giovinetti

quella del 1820, ed era venuto su grado grado in quella milizia stagnante, che sentiva d’essere mantenuta più per assicurare il Re contro i sudditi che per difendere il Regno. Questo se ne stava infatti sicuro, coperto com’era dallo Stato pontificio e protetto dal mare.

Quel Landi era un uomo pio. In marcia si era fermato a sentir messa in Monreale per santificar la domenica, proprio quella domenica in cui Garibaldi con la spedizione faceva il suo primo giorno di mare. Poi, continuando la sua via molto adagio, andando in carrozza alla testa della sua colonna, il 12 aveva fatto sosta in Alcamo. Di là partito la notte per Calatafimi, v’era giunto la mattina del 13, appunto mentre Garibaldi saliva a Salemi. Da Calatafimi aveva scritto lettere dogliose al Comandante in capo dell’isola, annunziando che prima di marciar su Salemi, dove sapeva trovarsi una banda di gente raccogliticcia, voleva aspettare un battaglione del 10° di linea che gli avevano promesso. Ignorava ancora lo sbarco di Garibaldi, ignorava che quelle genti raccogliticce erano i Mille con Garibaldi in persona. Ma, il 14 sapeva già qualche cosa di più, e scrivendo parlava di emigrati sbarcati. Si proponeva d’andare il 15 ad attaccarli. Poi risolse d’aspettar a Calatafimi, «posizione tutta militare, molto vantaggiosa all’offensiva ed alla difensiva ed essenzialmente necessaria ad impedire che le bande si scaricassero su Palermo da quel lato della Consolare.» E il 15, fermo nel suo proposito, scriveva che «tentare un assalto a Salemi sarebbe un’imprudenza ed un avventurare la colonna fra la imboscata nemica.» Mostrava dunque di ignorare il numero degli avversari ma di temerli: e veramente spie la Sicilia non ne diede