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140 Storia dei Mille narrata ai giovinetti

nere dal narrarlo! Garibaldi sedeva in quel momento a pie’ d’un olivo. Aveva appena finito di confortare quei poveri soldati, che gli fu presentato dal capitano Cenni suo carissimo uno dei giovani della spedizione, il quale portava una manata di fragole in un canestrino fatto di foglie. «Generale,» disse il Cenni, «questo cacciatore delle Alpi vi offre le fragole.» Garibaldi guardò Cenni, guardò il giovane, poi sorrise un poco, crollò la sua bella testa e gli domandò: «Di dove siete?» — «Genovese» rispose il giovane quasi tremando. E allora il Generale in dialetto genovese. «E avete ancora la madre?» «Generale sì;» e gli occhi del giovane videro allora molto lontano. «Cosa direbbe — continuò Garibaldi — se fosse qui a vedere che mi piglio le vostre fragole?» Ma intanto tese la mano e ne levò due o tre per gradire, soggiungendo: «Andate, andate, godetevele voi, che vi parranno più buone che a me.»

Dopo non lungo riposo, le Compagnie si rimisero in marcia, allontanandosi quasi con gioia da quel luogo di sangue. Alcuni Partinicotti le seguirono armati di doppiette e di pugnali. Ve n’era uno che pareva di bronzo, tutto vestito di velluto biancastro, con a cintola due pistole. Il Sampieri dell’artiglieria diceva che erano dell’aria di colui i Palicari e i Clefti dei quali egli, nell’esilio suo in Grecia, ne aveva conosciuti alcuni, vecchi ancora di quei di Bozzaris. Si sarebbe detto che quell’uomo non fosse fatto che ad uccidere, e invece a parlargli era buono e anche grazioso. Raccontava quasi scusandosi l’eccidio cui aveva partecipato; e diceva con poesia di Palermo, bella, grande: «Vedrete, vedrete! Il Palazzo reale!» E forse tutto il suo patriottismo era per