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La formazione del piccolo esercito 49

ma, umile ma ancora più sublime da povero candelaio alla Nuova York. E c’erano il Crispi allora poco conosciuto, e l’Elia anconitano, che poi a Calatafimi fu quasi ucciso mentre si lanciava a coprir Garibaldi. C’erano il Griziotti pavese di trentott’anni, matematico di bella mente ma di cuore più bello ancora; e il Gusmaroli di cinquanta, antico parroco del Mantovano, che come l’eroe dell’Henriade andava tra quei che uccidevano, senza difendersi e senza mai pensare ad uccidere. Ma il tocco michelangiolesco lo metteva in quel gruppo Simone Schiaffino, bel capitano di mare, che pareva andasse studiando Garibaldi, per divenire simile a lui nell’anima come gli somigliava già un po’ nel volto; biondo come lui, assai più aitante di lui, con un petto da contenervi cento cuori d’eroe.

Allo Stato Maggiore generale presiedeva il colonnello Sirtori. Antico sacerdote, aveva chiuso per sempre il suo
 
Giuseppe Sirtori
Capo di Stato Maggiore.
breviario, portandone scolpito il contenuto nel cuore casto, e serbando nella vita la severità e la povertà dell’asceta claustrale. Spirito rigido, cuore intrepido, ingegno poderoso, nel Quarantanove con l’Ulloa napoletano, era stato ispiratore del generale Pepe nella difesa di Venezia. Poi esule in Parigi, aveva visto indignato trionfare sull’uccisa repubblica Napoleone III. E la vita gli si era fatta un gran lutto. Non aveva perdonato all’Imperatore il 2 dicembre, neppure vedendolo poi scendere nel Cinquan-