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libro ii. capo xxix. | 109 |
ogni scelleratezza, bramando di diventare signora de’ Ravennati, annuì a cotanto misfatto. Onde mentre Elmichi usciva dal bagno, ove era stato a lavarsi, gli porse, a pretesto di salutare ristoro, una avvelenata bevanda. Ma egli accorgendosi di bere in quella tazza la morte, sfoderata impetuosamente contro di essa la spada, la costrinse a berne il restante. E così, per giudizio dell’onnipotente, i due perfidissimi traditori in un solo momento perirono.
CAPO XXX.
Come Longino mandò all’imperatore di Costantinopoli Albsuinda col tesoro dei Langobardi, e come Peredeo ivi uccise un leone.
Morti per tal modo costoro, il prefetto Longino trasmise in Costantinopoli a Tiberio imperatore Albsuinda insieme coi tesori de’ Langobardi. Ed avvi pur chi asserisce lo stesso Peredeo esser venuto con Rosmunda ed Elmichi in Ravenna, e poscia essere stato trasportato a Costantinopoli con Albsuinda, ed ivi in uno spettacolo popolare alla presenza dell’imperatore aver egli ucciso un