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venna con altri tre vescovi, cioè Giovanni Parentino, Severo, e Vindemio;[A. D. 587.] unitamente ad Antonio, già vecchio difensore di quella chiesa1. Ai quali costui minacciando l’esilio, ed usando violenza, li costrinse a conferire con Giovanni vescovo Ravennate, condannatore dei tre capitoli, il quale al tempo de’ Papi Vigilio e Pelagio erasi separato dal consorzio della chiesa Romana2. Se non che trascorso un anno, furono lasciati tornare da Ravenna a Grado. Ma nè la plebe volle più comunicare con loro, nè gli altri vescovi li vollero accogliere. Intanto Smaragdo patrizio, meritamente dal Diavolo castigato3, dovette ricevere per successore un patrizio Romano, e tornarsene a Costantinopoli. Passate poi queste cose, fu fatto in Mariano4

  1. Severo era vescovo di Trieste, e Vindemio di Ceneda.
  2. È chiaro che dopo quell’epoca di cui si parla, questo arcivescovo deve aver abbiurato il suo errore.
  3. Qui Paolo mostra di essersi dimenticato dell’errore, in cui era caduta la chiesa Aquilejese. Probabilmente per una simile osservazione in parecchi testi mss. della nostra Storia furono omesse queste parole a Daemonio non injuste correctus.
  4. Il concilio Mariano ha posto in imbarazzo il Padre Beretti. Porta egli in campo le opinioni di altri scrittori sull’erroneità della lezione del testo. V’ha chi suppone doversi leggere Maniacum (Maniago) invece di Marianum; ma i migliori critici pen-