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dei Langobardi venne pure con esso. Questi, vissuto ch’ebbe alcuni anni in Italia, chiudendo l’estremo giorno, lasciò cinque figliuoli da se generati, ancor pargoletti, i quali avvolti nella calamità, di cui abbiamo testè ragionato, furono tutti tradotti schiavi dalla città Forogiuliense alla patria degli Avari. E nella stessa regione sopportando essi i guai della cattività, e giunti all’età virile, ivi durando in quelle pene servili quattro di loro, de’ quali non ricordo i nomi, il quinto fratello di nome Lupici1, che fu mio bisavolo (inspirato a quanto io credo) dal padre della misericordia, deliberò di togliersi al giogo di servitù, di avviarsi all’Italia dove rammentavasi essere la gente dei Langobardi, e così ricuperare i diritti di libertà. Laonde prese la via colla fuga, nè altro seco portò che la faretra e l’arco, e un pò di vivanda pel viaggio. Mentre egli andava senza sapersi dove, ecco un lupo, che si fece compagno e guida del suo cammino. Vedendo adunque che il lupo lo precedeva, e tratto tratto si voltava a guardare, fermandosi quand’ei si fermava, e andando innanzi mentr’ei camminava, conob-

  1. Lupicis. Altri: Leupolis, Leupigis, Leuchis, Leupchis.