Pagina:Storia dei fatti de Langobardi - vol 2.djvu/74

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libro v. capo xxxvi. 55

dosi poco dopo intromesso Cuniberto figliuolo del re, che già molto lo amava, egli rientrò ben tosto in grazia di Bertarido. Avendo alcuna volta il re tentato di uccidere Alachi, Cuniberto sempre gli si opponeva, pensando che per l’avvenire gli dovesse restare fedele. Nè mai rifinì di pregare il padre, finchè non gli ebbe concesso il ducato di Brescia, reclamando peraltro sempre Bertarido, che Cuniberto lavorava per la propria rovina, somministrando forze per regnare al nemico1. Perciochè la città di Brescia ebbe una grande moltitudine di nobili Langobardi, coll’ajuto de’ quali temeva Bertarido, che Alachi divenisse più del dovere potente. A questi medesimi giorni il re Bertarido edificò nella città Ticinese una porta di mirabil lavoro contigua al palazzo, la quale perciò chiamasi Palatina2.

  1. Tutta la condotta di Bertarido prova, ch’egli possedea la dottrina di regnare, ma che era assai debole di animo. Secondando Cuniberto, lo ajutò a nutrire il serpente nel proprio seno. Poste a rincontro la bontà di Cuniberto e la perfidia d’Alachi, fatalmente si dee pur confessare, che più questi che quello, conosceva le arti del principato.
  2. Il nostro testo: Palatinensis: altri: Platinensis e Placensis.