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CAPITOLO QUINTO


Il Collegio dalla dominazione francese fino al Rettore Giuseppe Silvestri.

(1807-1832)


XXVI. Siamo entrati nell’ottocento; e quantunque i nuovi fatti ci si otfrano alquanto chiari e conosciuti, non vi ha ragione di andare più a rilento; imperocché nel mezzo secolo, o poco più, che ci rimane da perlustrare, ci si parano innanzi lunghi tratti di deserto senza vegetazione e senza conforti, e solo poche oasi, nelle quali ci sarà dato riposarci, e trattenerci con diletto. D’altra parte ci accostiamo ai viventi, i quali costumano la giusta critica avere a disdegno, la lode non mai stimano adeguata; e poi giudicano chi scrive interessalo o pregiudicato per causa di viziosa educazione, di spirito settario o d’altro; il che può essere talvolta. Tuttavia io m’ho presente ciò che disse Machiavelli nel proemio alle sue storie: che scrittori, i quali siano ritenuti per non offender coloro di chi hanno a ragionare, s’ingannano, e mostrano di conoscere poco l’ambizione degli uomini c il desiderio che egli hanno di perpetuare il loro nome, e di acquistarsi fama anche con opere vituperose. Io m’atterrò,