Pagina:Storia del Collegio Cicognini di Prato.djvu/272

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CONCLUSIONE


XLIII. Parrai d’essere finalmente venuto a capo di questa Storia o Cronaca, comunque vogliasi chiamare; la quale, se arida per la natura dell’argomento, se disadorna per lo stilo, avrà almeno l’impronta di una certa novità; imperocché storie di Collegi, per quanto io sappia, non vennero mai scritte; e ora soltanto, per impulso e con sussidio del governo, intendesi o pretendesi fare la storia delle Accademie e delle Università italiane. E per questa ragione non mi sarà forse imputato a colpa, lo spero, se io abbia talvolta arrecato tedio col racconto di falli minuti, che hanno un interesse strettamente locale; e con citazioni di manoscritti, lo quali io doveva riportare per dar fede ad alcuni miei giudizi, o vie più ad alcuni avvenimenti, il cui ricordo non poteva per certo sopravvivere nelle tradizioni della storia. Forse sarebbesi desiderato da taluno, che io su questa tela ritraessi, per così dire, le condizioni e le vicissitudini dell’istruzione pubblica in Toscana; e che istituissi dei confronti fra i metodi antichi ed i moderni. Ma che dire di più di quanto io abbia detto? L’istruzione secondaria nella Toscana, se togli per avventura i tempi della francese dominazione, fu libera; ma di quella libertà, che accorda il despotismo, e che sanno concedere le congregazioni religiose. Fino al 1773 l’insegnamento.