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LIBRO QUARTO — 1799. 243

delle case, mancò l’arte a liquefar le campane; ne’ tiri a mitraglia, non andando a segno le pietre, usarono le monete di rame; nè cessò lo sparo delle artiglierie che al finire della polvere; ed allora il nemico, avvicinate alle mura le batterie de’ cannoni ed aperte le brecce, intimò resa a discrezione. La quale andò negata, perciocchè non altro valeva (se la natura del cardinale non fosse in quel giorno mutata) che serbar molte vite degli assalitori, nessuna de’ cittadini; e morir questi straziati senza pericolo degli uccisori; e, privati d’armi e di vendetta, sentir la morte più dura. Perciò gli Altamurani difendendo le brecce col ferro, e con travi, e sassi, uccisero molti nemici; e quando videro presa la città, quanti poterono uomini e donne, per la uscita meno guernita, fuggendo e combattendo scamparono. Le sorti de’ rimasti furono tristissime; chè nessuna pietà sentirono i vincitori; donne, vecchi, fanciulli, uccisi; un convento di vergini profanato; tutte le malvagità, tutte le lascivie saziate; non ad Andria e non a Trani, forse ad Alessia ed a Sagunto (se le antiche istorie son veritiere) possono assomigliare le rovine e le stragi di Altamura. Quello inferno durò tre giorni; e nel quarto il cardinale, assolvendo i peccati dell’esercito, lo benedisse, e procedè a Gravina che pose a sacco.

XXIV. Più lente, non meno felici erano le bande di Pronio, Sciarpa, Mammone e di altri guerrieri di yentura, che tutto dì giravano con la fortuna; sì che non mai tanto poterono le ambizioni, nè tanti mancamenti si videro. Il cardinale accoglieva lieto i traditori, lodava le tradigioni, prometteva a maggior opera che giovasse (benchè fosse delitto) maggior premio; imperversarono allora i rei costumi del popolo. Le città repubblicane della Basilicata, valorosamente combattendo, si arresero a Sciarpa con patto di serbar vita, libertà e proprii beni sotto l’antico impero de’ Borboni; le province di Abruzzo, fuorchè Pescara e poche terre che i Francesi guardavano, e di Calabria e di Puglia erano tornate intere al dominio del re; nella sola Napoli, e in poca terra intorno stringevasi la repubblica. Il generale Macdonald, pregato a mandar soldati contro i ribelli, rispondeva che ragioni di guerra lo impedivano. Stavano anziosi non sconfidati i repubblicani, allorchè il generale, pigliando a pretesto la dechinante disciplina che in deliziosa città provano gli eserciti, annunziò che andrebbe a campo in Caserta; nascondendo le sventure d’Italia, e Scherer battuto più volte dagli Austro-Russi, e la battaglia di Cassano perduta da Moreau, e Milano presa da nemici, e il Po valicato ed occupate Modena e Reggio, e i popoli d’Italia, sconoscenti o adirati de’ patiti spogli, parteggiar co’ nemici della Francia. Ma la industria de borboniani, divolgando quegl’infortunii, palesava gl’inganni del generale francese; che però da varii sdegni commosso, bandì legge così: