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124 LIBRO SETTIMO — 1814.

tempo per me, che mai gli dirò? dove troverò forza da sostenere il decoro di re e di capo dell’esercito, or che questo esercito ed i miei generali sono contro me ribellati?» Due di loro, presenti, sentirono tenerezza e vergogna, comunicarono quegli affetti agli altri, che nel giorno medesimo adunati andarono al re con atti di sommissione e promessa di piena obbedienza. Finì quel moto nel campo, ma ne rimasero la memoria e l’esempio; la disciplina peggiorò, i cieli maturavano la catastrofe dell’anno seguente.

LXII. Intanto il papa giungeva al Taro, e Gioacchino in Bologna nol sapeva che dal grido pubblico. Fu primo pensiero il non riceverlo, ma con quali armi contrasterebbe, con quali inciampi ritarderebbe l’uomo che procedeva sicuro portato irresistibilmente dalle opinioni e dal popolo? Il generale Nugent, senz’aspettare gli ordini del re, che pur era suo capo, lo aveva ricevuto sul confine, e con riverente pompa militare lo scortava sino alle rive dell’Enza, che i Napoletani guernivano. Mancava il tempo a’ dubbii e al consiglio. Il re scrisse al generale Carascosa, comandante dell’avanguardia, di andare incontro al pontefice, e con tutti i mezzi di persuasione o d’industria trattenerlo sul cammino o in Reggio. Non appena il generale giunto al fiume, vi giungeva dall’altra sponda Pio VII, con seco popolo innumerabile e devoto, ed una scorta magnifica di cavalieri tedeschi, che benedetti e ringraziati tornarono a Parma, mentre il popolo accresciuto di altre genti proseguiva col papa verso Reggio. E poichè le carrozze non si arrestarono, il Carascosa non entrò a parlamento e seguì la calca. Non andava scorta ordinata di milizia napoletana, ma soldati ed uffiziali confusi volontariamente nella folla, ingrandivano la riverenza e le maraviglie dello spettacolo. Molti de’ popolani spingevano la carrozza dov’era il papa, nè già per bisogno, ma in segno di bassa servitù; e tra quelli si scorgevano più zelanti e devoti alcuni uffiziali di Napoli con abito militare.

In Reggio, il generale Carascosa, subito ammesso alla presenza di Pio, dopo atti di riverenza ch’egli fece ossequiosamente, e l’altro accolse con benignissimo aspelto (offrendo al primo incontro la mano a baciarla, per allontanare il sospetto di maggior culto), il generale dimandò qual fosse il disegno di sua santità, ed egli: proseguire il cammino verso. Bologna.... Ma sua maestà il re di Napoli ignora l’arrivo della santità vostra, nulla è preparato al ricevimento.... E nulla, risponde, io desidero dalla maestà sua alla quale spero i divini favori.... I cavalli delle poste sono impiegati al militar servizio, e senza gli anticipati provvedimenti potrebbe vostra santità non trovarne che bastassero al suo viaggio.... Gli chiederò alla carità di questi devoti cristiani che mi circondano.... Ma già da lungo tempo i cavalli de privati sono addetti all’esercito.... Proseguirò