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LIBRO SESTO — 1806. 9

Soldati, mio fratello è con voi, depositario de’ miei pensieri e della mia autorità: io fido in lui, fidateci voi.»

Lo stile del foglio e la potenza di chi lo scrisse rassicuravano i Napoletani contro le borboniche vendette ricordate dal 99.

X. Prima cura del principe Giuseppe fu il perseguire l’esercito borbonico che ritiravasi per le Calabrie; imperciocchè, avendo facilmente occupate le isole di Capri, Procida ed Ischia, molti castelli, e tutte le fortezze, fuorchè Gaeta, sembravagli che poco altro gli abbisognasse per cacciare affatto dal regno la bandiera dell’antico dominio e compiere la conquista. Diecimila Francesi comandati dal general Regnier inseguivano quattordicimila Napoletani, obbedienti al general Damas, co’ quali stavano i principi reali Francesco e Leopoldo, a danno più che a vantaggio della guerra; essendo i principi e i re, se combattenti, giovevole esempio agli eserciti, ma intoppo e scoramento se ognora lontani dalle fatiche e dai pericoli. I Napoletani attendarono a Campotanese, vasta pianura in mezzo a’ monti, alla quale sono ingresso ed uscita due valli malagevoli e lunghe. I popoli della Calabria erano allora schivi all’invito di parteggiare per i Borboni; e qual fosse in quel tempo l’esercito napoletano, l’ho discorso nelle precedenti pagine.

L’oste francese, che aveva rotto in Campestrino e Lagonegro poche schiere guidate dal colonnello Sciarpa, scacciò da Rotonda uno squadrone napoletano, messo a vedetta; i fuggiaschi avvisarono le schiere di Campotanese levarsi in arme. Le quali ordinate in due linee, mentre intendevano a difendere la stretta, videro sopra i monti (mal guardati, perchè ereduti inaccessibili), discendere i Francesi rapidamente verso il piano; intimorirono, si scomposero, e viepiù il nemico appressandosi e cominciando il fuoco, si ritiravano confusamente. Ma la strettezza del luogo, i carreggi, la calca ingombrando l’uscita, perchè salvaronsi alla spicciolata, pochi morirono, l’esercito fu prigione. I fuggitivi e i due principi che di non breve cammino precedevano la ritirata, raccogliendosi ne’ porti e nelle spiagge dell’ultima Calabria, imbarcarono per Sicilia. I Francesi soggettarono tutte quelle terre, fuorchè Maratea, Amantea e Scilla, forti di mura e di armi.

XI. Mentre l’esercito combatteva in Calabria, Giuseppe in Napoli ordinava il governo. Prescrisse che durassero le antiche leggi, gli offizii, gli offiziali; e promettendo migliorar lo stato senza scossa dissipò i sospetti, blandì i dolori, svegliò le speranze e le ambizioni. In quel tempo medesimo compose il novello ministero di sei ministri, quattro Napoletani, due Francesi; e de’ primi, tre nobili, commendator Pignatelli, principe di Bisignano, duca di Cassano; e ’l quarto, magistrato, Michelangelo Cianciulli, tutti onesti per fama ed opere, non mai seguaci di troppo libere dottrine, sempre