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LIBRO SETTIMO — 1815. 151

in Toscana. Lo atteso in sin da Imola giorno di Macerata essendo giunto, era vicina la battaglia; ma prima di rappresentarla, uopo è che io descriva i campi, e rassegni le schiere combattenti, e dica delle due parti le ragionevoli speranze e i timori.

LXXXVIII. L’esercito del general Bianchi era così diviso: sedicimila soldati accampavano in Camerino e Tolentino; quattromila correvano Matelica, Fabriano e tutto il paese che dagli Apennini scende a Monte-Milone; altri cinquemila in tre squadre, sotto il comando del general Nugent, mostravansi a Rieti, a Ceperano ed a Terracina, lungo la frontiera del regno, per imprese non di guerra ma civili, sperando nella incostanza dei popoli e nella debolezza de’ governi nuovi.

Il generale Neipperg con tredicimila uomini guardava il corso del Metauro, occupava Pergola poderosamente, correva la pendice de monti, spingeva i suoi posti sino al Cesano. I resti del Bianchi e del Neipperg, mossi dal Po, stavano per le comunicazioni 0 agli ospedali.

Quegli eserciti alemanni avevano basi divergenti: i due quartieri-generali a Tolentino ed a Fano distavano fra quattro giorni di faticoso cammino; i concerti si praticavano per Sasso-Ferrato, sopra strade alpestri; punto obbiettivo di Bianchi era Macerata, di Neipperg Iesi: speranza comune chiudere nel mezzo l’esercito napoletano, ed averlo prigione o romperlo. La disciplina in tutte quelle schiere ammirabile, l’obbedienza cieca, il sentimento ancora incerto ne’ capi, ma certo di vittoria ne’ minori.

LXXXIX. L’esercito napoletano campeggiava liberamente tra ’l Cesano ed il Chienti: la prima legione tratteneva Neipperg; altre quattro erano a Macerata; aveva Ancona pochi presidii; tutta l’oste era forte di ventiquattromila soldati. La disciplina debole, necessario effetto de’ passati disordini e del comandar molle del re; l’animo abbattuto, non essendo bastato a sollevarlo l’arringa scritta del dì 29, nella quale il re diceva che la desiderata battaglia era vicina; che insino allora le mosse dell’esercito, benchè apparissero di ritirata, erano state a disegno; che il nemico più forte di numero sul Po era menomato camminando, così che il vincerlo era certo e facile. Gran parte rivelava de’ proponimenti e delle speranze, ma senza frutto perchè non creduto.

Incontro alle partite di Nugent stavano il generale Montigny con tremila soldati negli Abruzzi, ed i generali Manhes e Pignatelli-Cerchiara con la quarta legione, di cinquemila uomini, nel resto della frontiera: le fortezze del regno erano, sebben debolmente, presidiate; le milizie civili ordinate; le intenzioni del popolo non ben salde, ma, poichè incerte, prudenti. Del re e de’ primi dell’esercito non erano gli animi abbattuti, nè temerarie le speranze: il