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194 LIBRO OTTAVO — 1817.

uso alle faccende pubbliche ingenerarono tanti disordini di amministrazione che la finanza dello stato n’ebbe danno, il re disdegno. Il supremo consiglio fu sciolto, ed eletto capo delle armi il generate Nugent, nato Irlandese, al servizio allora dell’Austria, citato con varia fama nelle guerre d’Italia. Spiacque la scelta ai pretendenti, che, velando coll’amor di patria il dispetto, dolevansi che a tanti meritevoli Napoletani si anteponesse uno straniero, e rammentavano l’Acton, il Mack ed altri nomi. Il Nugent, ricomponendo l’esercito, disfece o mutò tutte le opere del supremo consiglio per ordinanze nuove e difettose; ma perchè poco durarono, e caddero al cadere di lui tacite ed ignote, vanno ed accrescere la immensa mole degli umani falli obliati. Parlerò di un solo, cagione ad infausti eventi: quelle ordinanze secondavano l’avarizia del fisco e le opinioni del ministro Medici, il quale credeva, Napoli e Francia insieme si reggessero; che una dinastia durerebbe quanto l’altra; che per noi la pace o la guerra, la quiete interna o gli sconvolgimenti avessero spinta e fato dalla Francia; Napoli, come schifo di gran vascello, non temeva procelle se quello durasse, nè sperava salvezza se fosse assorto, non abbisognava del proprio senno a governarsi. I pensieri de’ mediocri ingegni, portati in alto dalla fortuna, sono sistematici e stravaganti.

Era quindi l’esercito peso inutile allo stato, e bastavano quattro reggimenti guardie del re, e molti birri, custodia del regno. Ma il pattovito contingente di venticinquemila soldati nelle guerre dell’Austria ci obbligava a tenere un esercito, ancorchè la potentissima Santa Alleanza promettesse a’ sovrani lunga pace, riposata monarchia e paziente servitù de’ popoli. Cosicchè il ministro, scontento e tediato dello spendere senza bisogno, assottigliò le paghe, restrinse i comodi de’ soldati; dall’avarizia progredì alle ingiustizie, suscitò cruccio e lamenti nell’esercito. Istromento di lui era il Nugent, che sollecito di bene, ma straniero ed avido, biasimando que’ disastri, li cagionava.

Impediva la composizione dell’esercito un decreto dell’anno 15, col quale il re, notando la coscrizione come flagello del dominio francese, la rivocava. Ed oggi, dopo varii consigli, costretto dalle presenti condizioni, la rifece quale era innanzi, dandole nome di leva e chiamando recluta il coscritto. Sperò coprire colle mutate voci la turpitudine della violata promessa; ma il popolo doppiamente sdegnato, ricordando i coscritti avere comodi, fama, fortuna, diceva esser le reclute misere ed abiette, ed il legittimo re, condannando le asprezze degli usurpatori, esercitare tutte ed in peggio.

Il modo di comporre gli eserciti per coscrizione necessario alle repubbliche, alle monarchie costituzionali, e alle dispotiche moderate, se la feudalità vi è stata abolita, oggi è adoperato fin dai governi