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20 LIBRO SESTO — 1806.

restaurati ed accresciuti gli antichi baluardi, era nel 1806 cerchiata da due muri e più innanzi da un fossato e da due cammini coperti. Le opere, sia condizione del luogo, sia difetto d’ingegno, non sono tracciate a regola d’arte, lo che nuoce o giova alle difese secondo che gli assediatori sono in guerra dotti o inesperti. Amore delle armi proprie mi spingerebbe a descrivere tutte le particolarità di quella impresa, ma istorica temperanza vuol che io discorra le sole cose memorabili.

Cominciò L’investimento in febbrajo a modo di blocco, mancando agli assalitori le grosse artiglierie e gli altri attrezzi necessarii ad assedio. AI finire di maggio, preparati i cannoni, alzate alcune batterie a Montesecco, aperta la trinciera e prolungati i rami verso i due mari dell’istmo, si formò la prima parallela, ed essendo quel suolo di duro sasso calcare, nudo di terreno e di piante, gli assediatori trasportavano da lontano le terre, e provvedevano fascine e gabbioni dal bosco di Fondi, il più vicino, sebbene a dodici miglia dal campo. Anche più gravi sarieno state le fatiche degli assediatori, se non avessero tolto e travi ed altri legni diroccando case e chiese del vicino sobborgo, già abitato da novemila marinai ed industriosi, desertato al cominciar dell’assedio, ed indi a poco ripopolato di abitatori, i quali per amore del patrio suolo tornavano volontarii, benchè sotto a’ pericoli della guerra ed alle licenze de’ due eserciti.

Le trincee avanzavano, ed al tempo stesso altre opere si ergevano sopra i due lidi per tener lontane le navi nemiche o le schiere che sbarcar volessero dietro al campo; per lo che i Francesi, assalitori ed assaliti, sostenevano della doppia guerra gli onori e le fatiche. Più volte le navi siciliane ed inglesi, venute a battaglia, furono con onta e danno respinte, combattendo per la parte francese dodici barche napoletane. I baluardi della fortezza tiravano dì e notte, sì che furono numerati in ventiquattro ore duemila colpi, senz’ apportarci alcun danno.

Ma dagli assediatori nessun colpo partiva, solamente intesi a stringere la fortezza. Si stava, al finire di giugno, sul fossato, dirigendo le opere a luoghi dove aprir breccia ch’erano due: la cittadella (così chiamata impropriamente una grossa torre), ed il bastione della breccia che ricorda col nome le offese di altro assedio. Al primo luglio impreso il trasporto delle artiglierie; a’ 6 di tutte le batterie munite di ottanta cannoni di grosso calibro e mortari: a’ 7 spuntando il giorno, dato il segno, scoppiarono ad un punto i preparati fuochi, romor terribile dopo lungo silenzio agli assediati, che recandosi a bastioni risposero con maggior numero di offese, avendo artiglierie più abbondanti. I dieci giorni di continuo percuotere erano fatte alla cittadella le brecce, abbisognandone due per uno ingresso; ma la breccia al bastione, di più saldi muri;