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318 LIBRO DECIMO — 1825.

Le dottrine libere di governo surte in Francia l’anno 1789, si videro in Napoli prima che altrove accolte e divolgate. Quanti perciò morissero di supplizii, o penassero in lunga prigionia, ho riferito nel terzo libro delle istorie.

E nel tempo stesso il popolo ubbidiente alle leggi, arricchiva l’erario, ingrossava l’esercito, illustrava le insegne napoletane nelle guerre di Lombardia e di mare. Diresti che spietato governo crucciava parte de’ soggetti, e nell’altra trovava ubbidienza ed ajuti.

Male augurata guerra in mal punto mossa sconvolse lo stato; delle colpe de’ capi fece penitenza l’esercito, ammenda il popolo, che guerreggiando co’ modi suoi rende mesta e breve la conquista. Le arti guerresche de’ popoli contro gli eserciti trovate negli Abruzzi, afforzate anni appresso nelle Calabrie, furano poscia imitate dagli Spagnuoli ed Alemanni, orrende perchè usate a sostegno di servitù, ma onorevoli quando combatteranno per buona causa.

Quelle arti nel 1799 non bastarono contro i Francesi, che, vinto il popolo napoletano, l’ordinarono a repubblica. La nazione più si armò per sostenere le patrie instituzioni; e solamente piccolo drappello difendeva la libertà. Combatterono per mire contrarie, gli uni sostenitori de’ diritti civili, gli altri delle proprie persuasioni che nei popoli sono diritti: errava una delle parti, ma in entrambe la causa era giusta, la guerra onorata.

I seguaci di libertà furono oppressi. Quanto e qual sangue fosse versato è noto al mondo.

Vennero i regni francesi. Le civili franchige, possibili a governo simile all’impero, furono dai Napoletani chieste, ottenute. Ebbero gloria in quei dieci anni le armi napoletane in Germania; in Russia, in Ispagna, in Italia.

Nel 1813 poco mancò che la Italia fosse unita, i destini impedirono l’unione, i Napoletani per arti ed armi l’avean tentata.

L’anno seguente, benchè alleati dell’Austria, estendevano in Italia impero italiano, spargevano semi d’indipendenza e di unione.

E l’anno appresso, con bandiera spiegata di libertà, esercito napoletano corse la Italia invitandola a rompere il giogo de’ forestieri, ed essere libera ed una. Temeraria impresa di un sol popolo; ragionevole e felice, se gli altri popoli sentivano la sete medesima di libertà. I Parmigiani, i Modenesi, i Toscani si unirono a’ Tedeschi, restarono cheti e servi dell’Austria gli altri popoli, la temerarià de’ Napoletani fu pagata col sangue.

Nella ristaurazione de’ vecchi governi, l’inno 1815, Napoli, sola della Italia, conservò codici, leggi, ordinanze francesi; non che l’antico re Ferdinando Borbone avesse rispetto al miglior governo dello stato, ma perchè temeva il disdegno del popolo.