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LIBRO SESTO — 1808. 49

tre volte vedova, scacciata dal trono, fuggiasca, rinchiusa, strangolata ed esposta morta a pubblico ludibrio. Dopo di lei Margherita vedova del re Carlo Durazzo, ucciso per man di schiavo in Ungheria, ed ella rifuggita col figlio confinata in Gaeta. Indi la misera Costanza di Chiaromonte, voluta in moglie per le sue ricchezze da Ladislao, cagione a lui di ristabilirsi in trono, e subitamente ripudiata e ridotta a private povere sorti, in presenza di fortunata rivale e di suocera superbissima. La seconda Giovanna che a Giacomo dà mano e trono e nè ottiene in mercede guerra domestica e prigionia; liberata per tumulto di popolo, è costretta ad assediare il marito, farlo prigione, scacciarlo dal regno; senza prole e senza speme di averne adotta Alfonso, che per gelosia d’impero le fa guerra; adotta Luigi, e (sventurata ne’ suoi benefizii) lo soffre ingrato e nemico; vede il capo mozzo al suo caro Pandolfello e ’l cadavere strascinato; sente tradito ed ucciso nella reggia il favorito Sergianni; ella stessa muore addolorata. Isabella moglie di Renato fugge co’ figliuoli dal regno; raggiunta dal marito pur fuggitivo, sente sicuro e felice in trono ’l inimico Alfonso. Altra Isabella moglie di Federigo di Aragona profuga prigiona in Francia; ricoverata in piccolo convento di Ferrara, e colà mantenuta poveramente per carità di alcuni frati. Io rammento nella piccola rocca della sassosa Ischia, travagliate, avvilite, prigioniere, due regine, e tutti i resti della superba progenie aragonese. E vedo Carolina d’Austria, a’ di nostri, fuggitiva tre volte dal regno, morta in esilio, maledetta.

E tali donne, delle quali ho adombrato i tristi casi, erano di stirpe regia e potente; mentre l’avventurosa Giulia Clary moglie del re Giuseppe, cagione di questi ricordi, era nata in Marsiglia di casa mercatante, onesta ma oscura: la fortuna aspettava anco lei che dopo felicità breve cadde dal trono, ma serbandosi modesta ed innocente. I quali tutti e giuochi e ludibrii della sorte sarebbero insegnamenti alla umana superbia, se a superbe nature giovassero gli esempii.

LIV. Ai 2 di luglio si pubblicò l’editto di Giuseppe annunziatore del suo passaggio ad altro impero, ch’egli chiamava peso, e tale divenne; ai 31 del mese istesso, per decreto dell’imperatore Napoleone, fu noto il re successore; ventotto giorni durò l’interregno, e reggevano lo stato, senza nome di re, le antiche leggi, l’autorità dei magistrati, la potenza degli eserciti, la pazienza dei popoli. E poichè il re Giuseppe da questo istante non più appartiene alla storia di Napoli, io dirò quanto posso più breve l’indole di lui, e lo stato del regno al suo partirne. Dotto e cultore delle lettere francesi, italiane, latine; ignorante delle scienze, esperto della politica ad uso francese e moderno, prudente nei pericoli, e, se crescevano, timido e dispietato; giusto nelle prosperità, qualora non lo agitasse

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